Mente e Cuore: Il Coaching Evolutivo, un accordatore che allena il tuo “orecchio”
“Quando il cuore vince sulla ragione l’animo si illude.
Quando la ragione vince sul cuore, l’animo si rassegna e si spegne.
Quando cuore e ragione si accordano insieme,
ecco l’animo rasserenarsi fino a sera.”
(Lao Bu-Shem)
UN AUTENTICO TESORO
Sempre più frequentemente mi capita di ascoltare persone che nel raccontarsi o semplicemente nell’esprimere un concetto, accennano ad uno stesso denominatore comune. Una sorta di ricerca di un tesoro, del quale si conosce con certezza l’esistenza e di cui si sa di avere anche la chiave da qualche parte ma…. manca la mappa, il percorso. O di un cantico meraviglioso del quale non si trova più lo spartito. Cosa penso sia questo Tesoro, questo Cantico? L’allineamento, l’equilibrio, l’accordo tra cuore e mente.
IL CUORE E LA MENTE
Proprio da questo ultimo termine “accordo” appunto, è scaturita questa mia riflessione sull’accordare, termine – utilizzato anche in musica e così definito sul dizionario:
/ac·cor·dà·re/– Mettere d’accordo, conciliare;– Dare a uno strumento musicale a corda la giusta intonazione con la tensione esatta delle corde, anche riferito a strumenti non a corda e alla voce;– Rendere armonico il suono di uno strumento o di una voce con quello di altri strumenti o voci/canto/melodia;– Far corrispondere le azioni alle (o con le) idee;– Mettersi d’accordo ‘
Esistono numerosi termini significativi che hanno la propria radice nella parola cuore: ricordarsi, essere discordi, scordarsi, scoraggiarsi, coraggio, essere concordi. Essere in “accordo”, per esempio, richiama non solo una questione di cuore ma anche, come anticipato, ad un tipo di sentimento di natura musicale. Quando infatti ci accingiamo a suonare uno strumento che è ben “accordato”, le sue corde vibrano producendo un suono armonioso. E la mente? Il Dizionario della lingua Italia Treccani riporta questa definizione:
ménte s. f. [lat. mens mĕntis, affine al lat. meminisse e al gr. μιμνήσκω «ricordare»]. –1. Il complesso delle facoltà umane che più specificamente si riferiscono al pensiero, e in particolare quelle intellettive, percettive, mnemoniche, intuitive, volitive, nella integrazione dinamica che si attua nell’uomo.
In questa ricerca non di rado ho trovato anche definizioni di questo tipo:1. l’insieme delle facoltà intellettive che permettono all’uomo di conoscere la realtà, di pensare e di giudicare (spesso in contrapposizione a corpo o a cuore) 2. [mén-te] s.f. (pl. -ti) Complesso delle facoltà intellettive e psichiche dell’uomo e dei contenuti derivanti dall’esercizio di tali facoltà, percepito specificamente come entità spirituale in contrapposizione a quella corporea. Poniamo l’attenzione sul termine che ho volutamente sottolineato: percepito. Personalmente credo che la nostra natura sia tendenzialmente incline al “peccato”, ma da ciò a vivere una continua guerra tra mente e cuore, ritengo ci sia una bella differenza, poiché questo significherebbe che il cuore dice “A” e la mente dice “B”. È possibile che culturalmente siamo stati abituati a percepirci così “divisi in noi stessi”? Pensiamo a questo tipo di pressione continua, praticamente una guerra interiore! Quante forze ci richiede tutto ciò? Riporto a questo proposito una frase che mi piace molto del Mahatma Ghandhi: “La persona che non è in pace con sé stessa sarà in guerra con il mondo intero.”
Il contesto culturale nel quale viviamo non di rado spinge in questa direzione probabilmente per una serie di fattori legati tra le altre cose, al marketing. Quindi sedovessi azzardare una risposta alla precedente domanda penso sarebbe affermativa. Sì, la guerra. Ed ecco allora come forse si spiega la tendenza degli ultimi decenni,caratterizzati da una ricerca di ritorno a “ciò che dà pace”, ciò che è semplice, come una necessità profonda ed intrinseca di essenzialità (stili basic di outfit, di arredo, di cucina, alimenti bio, agriturismi, fattorie, etc.) contesti e stili super richiesti proprioperché mezzi o strumenti finalizzati al soddisfacimento di bisogni quali relax, armonia, benessere, ritrovamento di sé, ecologia, semplicità. Se ci soffermiamo sul termine “semplice”, scopriamo che si traduce con “composto da un unico elemento” (quindi molto diverso da “facile” che invece significa “che non richiede alcuna dote o applicazione particolare”). Forse proprio perché ogni uomo è un’unità e per vivere in equilibrio deve essere unificato in sé stesso. Il concetto di ecologia lo ritroviamo anche nel Coaching Evolutivo, nello specifico riguardo la formulazione dell’obiettivo che il Coachee autodetermina nel suo percorso di Coaching. Obiettivo che deve essere ecologico ed egologico, ovvero allineato a séstesso ed al proprio ambiente. Da questi punti, come possiamo estrarre un unico concetto chiave?
Accordare cuore e mente allenando l’Ascolto, attraverso uno strumento semplice, al fine di prendere decisioni chiare che diventano azioni ecologiche ed egologiche.
Ecco una mia definizione molto basic di Coaching Evolutivo. In questa breve stesura ho scelto di dare spazio all’etimologia per stimolare nel lettore idee, intuizioni ed opinioni su questo interessante quesito: Possiamo quindi dire che, all’origine di ogni buona decisione “alla fine dei conti, c’è l’Ascolto del Cuore?” Trovo interessante notare che nella lingua ebraica il termine cuore non rappresentaqualcosa di astratto, spiritualistico ed evanescente, bensì proprio la sede delle decisioni.
COACHING e COACHING EVOLUTIVO
Parto dalle definizioni che preferisco:
“Il Coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di un’organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di cambiamento/miglioramento autodeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione.”
(Pannitti – Rossi, L’essenza del coaching, Franco Angeli, 2012).
Dalla Norma UNI 11601:2015
“Il Coaching è un processo di partnership finalizzato al raggiungimento degli obiettivi definiti con il Coachee (e con l’eventuale committente). L’agire professionale del Coach facilita il Coachee nel migliorare le prestazioni professionali e personali mediante la valorizzazione e il potenziamento delle sue risorse, capacità personali e competenze. Queste influenzano il potenziamento dei risultati e più in generale del benessere del Coachee.” Come si evince dalle definizioni parliamo di un metodo chiaro, preciso e concreto.
Andando più in profondità desidero porre l’attenzione sul “Coaching Evolutivo, ovvero l’approccio che si definisce tale per il significato etimologico della parola evoluzione, che deriva dal latino evolutivo ed evoca il movimento di srotolare un rotolo di papiro per leggerne il contenuto.” Leggere il contenuto. Leggere richiede ascolto. Il verbo stesso srotolare ha riportato la mia attenzione all’immagine di quel prezioso spartito forse conservato cosìgelosamente dal Compositore, fino a scordare il dove. Poi un giorno, improvvisamente ecco che in lui si accende la Volontà di ritrovarlo…è l’inizio del percorso…. Nel Coaching Evolutivo, la trasformazione, graduale e continua della persona avviene allo stesso modo, tramite lo svolgimento, lo sviluppo di mobilità sia interna sia esterna, sostenuta dalla Relazione facilitante instaurata dal Coach e dall’applicazione della teoria del Meta-potenziale C.A.R.E.
Il Coaching Evolutivo infatti facilita e sostiene lo sviluppo del potenziale L’approccio ideato fonda la sua efficacia su una Relazione Facilitante e fa leva sulle 4 Meta-potenzialità proprie dell’essere umano, le quali, adeguatamente sviluppate e allenate consentono al Cliente (Coachee) il pieno utilizzo del suo reale potenziale. Le Meta-potenzialità del Coaching Evolutivo sono:• Consapevolezza• Autodeterminazione• Responsabilità• Eudaimonia
La teoria è talmente interessante che la sua spiegazione richiederebbe un’intera tesina, se però provo a tradurla al lettore attraverso un mio personale pensiero, il risultato credo possa essere all’incirca questo: TRA IL DIRE E IL FARE, C’E’ DI MEZZO IL C.A.R.E.! Perché credo che il Coaching Evolutivo sia una via che conduce ad un reale Ascolto di sé, ovvero l’origine di ogni cambiamento umano e proprio per questo ritengo sia un validissimo “accordatore” capace di allenare l’ascolto del Coachee fino a condurlo in un percorso realmente ecologico ed egologico che allinea mente e cuore.
“Mettersi in profondo ascolto e prendersi cura degli elementi del potenziale che emergono, è probabilmente la via più efficace per un autentico percorso di conoscenza di sé, dunque: ascolto di sé e cura di sé” e quanto detto fino a questo punto fa intuire quanto il Coaching Evolutivo crei le condizioni ideali che pongono il Coachee in una sorta di “luogo protetto” nel quale può avere il privilegio di scendere nella profondità di sé in modo armonioso, vigile, connettendo mente e cuore. Dalla saggezza antica della nostra cultura occidentale si apprezza che il termine latino “auscultare” evoca tre fasi distinte:
- SENTIRE (fermarsi, guadagnare silenzio e porre attenzione al percepito)
- MEDITARE (andare in profondità, accogliere e lasciarsi provocare da ciò che si è sentito)
- AGIRE (ovvero un ascolto autentico conduce necessariamente ad azioni concrete e consapevoli).
Il Coach inoltre non si presenta come un insegnante, un consulente o un esperto, ma fonda la sua efficacia su una relazione maieutica, definita come: “Arte consistente nel mettere in grado l’allievo mediante il dialogo, di acquisire progressiva consapevolezza della verità che è dentro di lui.” (Vocabolario Zingarelli)
“Si tratta del metodo di insegnamento utilizzato 2500 anni fa dal filosofo Socrate con i propri allievi, che ha rivoluzionato il modo di pensare e di apprendere nella cultura occidentale.” (Rossi, Pannitti)
CANTA E CAMMINA! (S. Agostino)
Il Coaching Evolutivo ha in sé alcune caratteristiche che personalmente ritengo basilari per una reale relazione professionale di accompagnamento, allenamento in un percorso di Coaching:
1. Il principio fondamentale secondo il quale ciascuno di noi è UNICO ed IRRIPETIBILE. Espresso molto bene in questo estratto: “Il potenziale umano appare dunque come una complessità di caratteristiche fisiche, mentali, spirituali, riconducibili ad attitudini, tratti caratteriali, orientamenti valoriale, motivazionali, ecc.… le cui interrelazioni creano l’unicità della persona.” (A.Pannitti, F.Rossi)
2. La SEMPLICITA’ del metodo, nel quale riluce un’essenzialità che porta il Coachee a focalizzarsi su ciò che per lui conta davvero e che fa crollare qualunque pesantezza o sovrastruttura.
3. Il RISPETTO del Coachee nei suoi tempi e nel suo essere, infatti un percorso di Coaching non è la somma tecnica di sessioni ma un periodo di allenamento interiore. L’argomento, l’obiettivo ed il numero delle sessioni è liberamente scelto proprio dal Coachee.
4. La LIBERTA’ determinata, tra le altre cose, dal fatto che non si instaura alcun tipo di dipendenza tra Coach e Coachee, anzi, si può sostenere che il vero Coaching genera indipendenza.
5. Le QUATTRO “A” DELLA RELAZIONE DI COACHING che spiegano cosa significa focalizzarsi sulla persona: ACCOGLIENZA che prevede tra le altre cose assenza di giudizio, rapporto sereno e consapevole con il tempo, capacità empatica, accoglienza di sé; ASCOLTO che prevede tra le altre cose: silenzio, domande, feedback di ascolto, posizione meta dell’ascolto; ALLEANZA ed AUTENTICITÀ.
Quindi un percorso dinamico ed autentico proprio come l’allegra danza delle note sul pentagramma, o come i sentieri reali di quella mappa che conduce al Tesoro. Sentieri verdeggianti, a tratti apparentemente aridi ma che svelano paesaggi inimmaginabili eppure che sanno così meravigliosamente di Casa. Mai uguali. Tutti unici ed irripetibili. Proprio come ogni percorso, ogni casa, ogni cantico, ogni vero Tesoro, ogni Cuore.
Sara Farci, Professional Coach & Trainer