Domande Frequenti

Che cos’è il Coaching?

I termini “coaching” e “coach” sono di uso comune nella lingua inglese, e pertanto per distinguere il loro riferimento al “Coaching” come metodo di sviluppo del potenziale le differenziamo indicandola convenzionalmente con la “C” maiuscola (Coaching / Coach)

 

Il Coaching dunque è un metodo di sviluppo del potenziale della persona (singola o gruppo) che poggia su 3 pilastri fondanti:

  • Una Relazione Facilitante fra Coach e Coachee (Cliente);
  • Lo sviluppo del potenziale del Coachee;
  • La definizione di obiettivi e l’elaborazione di piani d’azione.

Il Coaching è composto da una serie di tecniche?

Relativizzare il Coaching ad una serie di tecniche – per quanto ci riguarda – rischia di essere molto riduttivo e fuorviante.

Le tecniche riguardano l’applicazione di procedure prevalentemente standardizzare che, nel caso del Coaching, sarebbero del tutto inefficaci vista l’unicità e l’irripetibilità sia dei Coachee sia delle relazioni che con essi vanno a crearsi.

Preferiamo dunque parlare di “metodo” che, sempre secondo l’etimologia, riguarda una “via verso”, più aperta e capace di accogliere e di adattarsi a ciò che si incontra.

In concreto, la sessione di Coaching viene considerata uno “spazio-tempo” dedicato al Cliente, ciò comporta che sarà lui stesso a decidere come utilizzarla mentre il Coach, senza cadere nella “trappola” della focalizzazione del problema portato o della soluzione ricercata, sarà presente nella relazione e focalizzato esclusivamente sulla persona.

Gli strumenti di dialogo utilizzati dal Coach sono prevalentemente le domande, i rimandi e il silenzio. La scena è tutta del Coachee, così lo “spazio-tempo” non occupato dal professionista potrà essere utilizzato dal Coachee proprio nell’espressione delle sue potenzialità caratterizzanti e in un contesto maieutico.

Qual è l’importanza della relazione nel Coaching?

Di fatto la relazione che viene instaurata con il Coachee è la vera colonna portante dell’efficacia del percorso. È una relazione che non ha uguali, che si sviluppa in una partnership con le 2 posizioni in simmetria, mentre i ruoli sono complementari ed il contenuto è asimmetrico ed esclusivamente del Coachee (vedi “L’essenza del Coaching” Pannitti, Rossi – 2012). Il Coach si pone nella posizione socratica del “so di non sapere” riguardo a tutte le sfaccettature del contenuto che emergerà. Il Coach è pertanto colui che ha la gestione del metodo e del processo, mentre non ha in nessun modo/momento la gestione del contenuto che verrà a svilupparsi.

Quali indicatori specifici si utilizzano per valutare l’efficacia del processo di Coaching?

Nella fase di monitoraggio del Coaching esistono gli indicatori di misurazione dei risultati raggiunti. Questi possono essere definiti dal Coachee in seno al percorso di Coaching, oppure tra il Committente e il Coachee quando vi è una triangolazione (spesso accade nel Coaching in azienda). Di fatto però, sia che si tratti di Coaching aziendale piuttosto che in ambito sportivo oppure life, i vari indicatori non possono prescindere dall’indicatore più importante che resta il livello di benessere e di autorealizzazione percepito dal Coachee, a definire la reale efficacia del Coaching.

Quali ostacoli può incontrare il Coach nella relazione con il Cliente?

Come la stessa domanda prelude, la prima attenzione del Coach sta nel costruire la Relazione Facilitante (vedi “L’essenza del Coaching” Pannitti, Rossi – 2012), costituita da accoglienza, ascolto, alleanza in una cornice di autenticità relazionale. Ovviamente gli ostacoli a cui il Coach potrebbe dover dare risposta sono sia esterni che interni. Tra gli esterni vi è senz’altro la capacità di creare una relazione nei confronti del Coachee del tutto priva di giudizio, di dubbi e di timori; tra gli ostacoli interni del Coach vi possono essere la sua aspettativa, la perdita di fiducia, la ricerca di corrispondenza di sé, l’assunzione dell’obiettivo del Coachee, ecc… tutti elementi ansiogeni per il professionista che ledono la sua centratura e la relazione con il Cliente.

Un Coach in primis è anche Coach di se stesso?

“È corretto!
Attenzione però a non far l’errore di credere che i Coach siano supereroi o guru… così come non sono mentori, motivatori, psicologi o altre figure professionali di questo tipo.
Per l’oggetto stesso del suo lavoro, un Coach è certamente lui stesso costantemente in un percorso di sviluppo personale (e non potrebbe essere altrimenti), portando con sé in questo suo “viaggio” le proprie potenzialità e cercando di allenarle e utilizzarle, ma anche i propri limiti (interferenze) cercando di riconoscerli e gestirli. Il Coach è di fatto un professionista che accompagna l’altro nel suo percorso da una posizione socratica riconducibile al “io so di non sapere” all’interno di una relazione facilitante che consente lo sviluppo del potenziale del Cliente.”

Quanto guadagna mediamente in Italia un Coach?

Non esiste un listino ufficiale e i prezzi dipendono principalmente dalla zona, dal posizionamento del proprio brand (riconoscibilità e autorevolezza), dall’ambito di lavoro (business, life, parent, ecc…). Ad oggi il mercato di Milano è quello che propone i prezzi tendenzialmente più elevati, seguito da Roma, poi dalle altre grandi città, per poi via via decrescere nella provincia. Quindi volendo indicare un range plausibile possiamo dire che i prezzi all’ora per sessioni di Coaching in Italia possono partire da circa 40€/ora, precisando che ogni Coach è libero di applicare un proprio listino, anche molto più costoso, oppure di lavorare gratis o con la formula del baratto, ovvero nel caso in cui un cliente non abbia la possibilità di pagare le sessioni, deve assicurare un numero concordato di ore di volontariato presso un’Associazione che il cliente stesso sceglie liberamente.